la psicoterapia cognitiva

La psicoterapia: un percorso alla scoperta della complessa relazione tra pensieri, emozioni e comportamenti.

Cosa sappiamo della psicoterapia? Come interviene nel processo di guarigione? Quali figure professionali possono utilizzarla?

Queste domande sono un piccolo esempio di quanto sia poco chiara la nostra conoscenza circa il disagio psicologico e gli strumenti in grado di curarlo. A tal proposito, facciamo un po' di chiarezza... 

Per PSICOTERAPIA intendiamo una pratica terapeutica utilizzata da professionisti (medici e psicologi), specializzati in psicoterapia, adeguatamente formati all'utilizzo  di strumenti,   al fine di guidare il cambiamento dei processi psicologici responsabili del malessere.

Gli orientamenti teorici definiscono le linee guida utilizzate dagli psicoterapeuti nel trattamento dei disturbi, e attraverso varie metodologie e vari approcci vanno a delineare ciò che costituisce un percorso psicoterapico. 

Tra gli orientamenti teorici più conosciuti troviamo la psicoterapia psicodinamica, la psicoterapia sistemico-relazionale, la psicoterapia gestaltica, la psicoterapia cognitiva e la psicoterapia cognitivo-comportamentale. 

Le terapie cognitivo comportamentali (Cognitive-Behaviour Therapy, CBT) sono attualmente considerate a livello internazionale tra i più affidabili ed efficaci modelli per la comprensione ed il trattamento dei disturbi psicopatologici, tanto che l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) la considera come la Psicoterapia d’elezione per la maggior parte dei disturbi psicologici. 

Tale approccio postula una complessa relazione tra emozioni, pensieri e comportamenti evidenziando come i problemi emotivi siano in  parte il prodotto di credenze disfunzionali che si mantengono nel tempo ed in parte, il disagio trova le sue fondamenta nella delicata costruzione delle relazioni affettive e del loro significato, avvenuta durante il corso dell'infanzia ed a partire dalle prime cure. Nonostante la sofferenza che l'individuo  sperimenta e le possibilità che apparentemente egli ha di cambiare la sua situazione, non sempre è possibile prendere le distanze  dalla propria rappresentazione  di se e del mondo, lentamente costruita durante il corso di vita. 

Inoltre, l'essere umano tende a riproporre le stesse dinamiche di relazione tra se e l'altro, oppure le stesse strategie per fronteggiare situazioni difficili, questo al fine di abbassare costi emotivi ed evitare di incorrere in una sofferenza acuta. Purtroppo, talvolta le stesse strategie costruite per soccorrerci, si ripropongono al punto da diventare delle vere e proprie trappole, causa di sofferenza e di disagio. Non sarebbero gli eventi in sé a creare e mantenere i problemi psicologici, emotivi e di comportamento, ma questi verrebbero piuttosto largamente influenzati dalle strutture e costruzioni cognitive ed emotive dell’individuo (schemi cognitivi) formati nella prima fase di vita. 

Se l’esperienza posta alla base della strutturazione di tali schemi e significati emotivi, risulta negativa, traumatica o inadeguata, l'individuo sperimenterà una serie di disagi coerenti con i suoi schemi di significato. 

Di conseguenza, gli psicoterapeuti ad orientamento cognitivo, considerano il percorso col paziente su due livelli: livello attuale, cosa oggi causa sofferenza e quali sono in questo momento le dinamiche che compromettono la sua qualità di vita e di seguito quali tecniche e suggerimenti posso applicare per disinnescare tali meccanismi; livello passato, come queste dinamiche si sono create, da cosa mi hanno protetto, qual è il loro significato, cioè l'esplorazione  della storia di vita e delle relazioni primarie.  Queste due dimensioni, verranno attraversate considerando le risorse dell'individuo, rispettando i suoi tempi e costruendo un grado di fiducia tale da consentire l'alleanza terapeutica. 

Il percorso di psicoterapia prevede  varie fasi operative:  il contratto terapeutico, fase in cui si stabiliscono gli obbiettivi condivisi da paziente e terapeuta, la storia del disturbo, fase in cui si ricostruisce l’esordio del disturbo dalle prime manifestazioni, e ancora, lo schema del funzionamento del disturbo, l’esplorazione della storia di vita e dei significati del disagio, la psicoeducazione, fase che prevede l’analisi di quelle variabili che tendono ad alimentare il disturbo, l’esposizione, attraverso una guida graduale agli stimoli evitati, e la prevenzione alla ricaduta, fase di elaborazione di strumenti necessari ad individuarla e fronteggiarla.