“Effetto spettatore”: la deresponsabilizzazione ad aiutare in casi di emergenza

Dott.ssa   Anna Sicolo - Studio Napoletano Psicologia Cognitiva

“Effetto spettatore”la deresponsabilizzazione ad aiutare in casi di emergenza

Cosa accade in questi giorni?

Con gli ultimi drammatici avvenimenti, sempre più spesso siamo chiamati a supportare le persone, ad aiutare l’altro che vive il trauma della guerra.

Un’emergenza reale e concreta ci fa fare i conti con la disumanità e con una tensione interna tesa ad intervenire, ad aiutare, quasi come ad arrivare all’altro. Sui social, sulle chat, attraverso il passa parola …possiamo direttamente contribuire: si chiede, quindi, alla collettività tutta di diventare un filo rosso, che scorrendo tra territori e social arrivi fin lì per aiutare, prendersi cura di persone sconvolte e colpite da questo orrore.

Questa dimensione è fondamentale per ricordarci chi siamo in quanto esseri umani, ci chiarisce l’importanza dei diritti, per anni troppo scontati e rintracciabili quasi solo nei temi scolastici. Tutto questo ci spiazza attraverso una prima immediata reazione di sconcerto e sorpresa e spontaneamente si porta dietro un’idea semplice, quasi ingenua ed magicamente infantile: non c’è altro modo di vivere su questo pianeta, se non in pace, tra miriadi di differenze e tutte con pari diritti. 

Troppo lungo però questo sguardo, perché più vicino c’è il tempo. Il tempo che passa e bussa, che lascia bombe e vite interrotte. Posso solo, appunto, dare una mano adesso e tenere stretto quel pensiero magico ed infantile, seminandolo ad ogni passo.

Può capitare, però, di sentire questa spinta, di soffrire vedendo questa enorme tragedia ma …non muovermi, non agire e non contribuire. E può capitare di sentirsi in colpa per questo, di disapprovarsi profondamente ma darsi sollievo con delle giustificazioni o pseudo spiegazioni.  

E’ interessante a questo proposito, il fenomeno “effetto spettatore” (Darley e Latané,1968): davanti ad una scena drammatica o davanti ad una richiesta d’aiuto, la probabilità che l’individuo intervenga è inversamente proporzionale al numero di individui coinvolti. Più il gruppo è piccolo, più veloce sarà la risposta di aiuto. Le dinamiche dei gruppi hanno, come ben sappiamo, la loro fisiologia e anatomia e sui grandi gruppi la psicologia sociale spiega bene che l’effetto spettatore è dovuto a molte variabili, tra cui il costrutto di diffusione di responsabilità, senso di appartenenza, coesione, comprensione ed elementi culturali.

L’effetto spettatore e quindi la deresponsabilizzazione ad aiutare in casi di emergenza, passa anche attraverso lo schermo ed ovviamente il web. I processi di interazione tra individuo, gruppo community e dimensione virtuale sono oggetto di studi molto attuali, che cercano di spiegare e prevederne le evoluzioni.

Oggi accade un dramma enorme, l’ennesimo. Per innumerevoli e complessi fattori, oggi abbiamo più possibilità di essere presenti nell’aiuto, molte reti di supporto composte da singoli, istituzioni e associazioni sono nate nel bel mezzo del dramma. La mente, la sua capacità di empatia e riflessione lenta e profonda, ci permette di essere più consapevoli e liberi nelle nostre scelte, ci permette di muoverci su quella sacrosanta spinta psichica ed umana ad aiutare l’altro.